Articolo di Umberto De Giovannangeli
Pierfrancesco Majorino, Segreteria nazionale del Partito Democratico, capogruppo Dem al Consiglio regionale della Lombardia, scrive il direttore de Il Foglio Claudio Cerasa: il referendum è una sconfitta del centrosinistra, non “della democrazia”. Lei si sente partecipe del “flop act” (copyright Cerasa)?
Mi permetto di prenderla da un altro lato. Il referendum non è andato come desideravamo, inutile girarci attorno. Ma è una tappa. E si deve andare avanti, non certo tornare indietro. E poi c’è il tema enorme dell’astensione, non può essere sminuito e riguarda certamente la qualità dei processi democratici. Incide sulla democrazia. È infatti un dato che accompagna oramai ogni turno elettorale e deve preoccupare e far riflettere. C’è una sorta di blocco sociale dello spaesamento e del disincanto. Si tratta in gran parte di persone che pensano che la politica – tutta – non conti nella vita e nella società o che alla fine nulla cambi. Ovviamente a questa componente di astensionismo se ne è aggiunta un’altra che si è “mobilitata” stando a casa in ragione della campagna del “me ne frego” della destra. Strada legittima ma micidiale per gli effetti sulla qualità del rapporto tra cittadini e istituzioni. Per quel che riguarda il centrosinistra penso che dobbiamo essere equilibrati. Nel contesto dato, gli elettori che hanno deciso di partecipare e di dire la propria non sono pochi. E i “Sì”, non solo quindi i “partecipanti”, sono di più, almeno rispetto ai quesiti del lavoro, degli elettori che hanno portato Giorgia Meloni al governo. Dunque, se è evidente che il referendum non ha raggiunto il suo scopo rappresenta comunque un pezzo del cammino che ci porta alle elezioni politiche.
Sotto il fuoco, anche quello pseudo amico, è finita Elly Schlein: succube di Landini, subalterna a Conte, prigioniera di una vocazione minoritaria… Siamo alle solite, nel PD si è aperta la caccia al segretario?
Mi auguro che nessuno sia tanto matto dall’avviare oggi la “caccia alla segretaria”. Peraltro, dall’aria che sento in giro mi pare di poter dire che Elly Schlein sia dentro al partito – e parlo degli iscritti, non più solo degli elettori delle primarie – molto più forte di prima. Questo anche perché è netta sui contenuti, determinata e insieme a ciò dentro e fuori il PD “ostinatamente unitaria”, inclusiva. Mi auguro che questo spirito, in un momento tanto duro e difficile per il nostro Paese, venga colto da tutti. Ricordo che Elly Schlein è arrivata in un momento nel quale i sondaggi migliori ci davano al 15% e si discuteva del nostro scioglimento.