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L’inchiesta genovese che ha portato all’arresto, tra gli altri, del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, vede coinvolti, perfino in ipotesi di intrecci con ambiente mafiosi, esponenti politici importanti del centrodestra lombardo, in particolare di Forza Italia.

Siamo di fronte ad una pagina inquietante della politica italiana. Noi siamo ovviamente garantisti, ma non possiamo non dirci preoccupati per il quadro che si andrebbe a delineare se le accuse fossero provate. Un quadro fatto di opacità e rapporti con la criminalità organizzata nel nord Italia che va approfondito, quindi porteremo la questione in commissione speciale antimafia di Regione Lombardia per svolgere lì alcune valutazioni.

 

Di seguito alcune anticipazioni del Corriere della Sera sull’inchiesta che ha coinvolto il Presidente di Regione Liguria:

La promessa di un’assegnazione veloce di case popolari, di un posto da dipendente per un parente stretto, di altri lavori da svolgere. Tutto in cambio di voti. Così l’entourage del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, secondo la procura di Genova, si ingraziava gli elettori della comunità riesina in città – una delle comunità siciliane storicamente più numerose sotto la Lanterna (a Genova esiste una «Associazione Amici di Riesi», che promuove costantemente incontri e iniziative) – e lo faceva blandendo figure di potere legate a Cosa Nostra. 

Per questo nella maxi inchiesta per corruzione che ha visto l’arresto, tra gli altri, del governatore della Liguria e dell’ex presidente del porto Paolo Signorini, sono indagati e destinatari di misure restrittive anche Matteo Cozzani, ex sindaco di Portovenere, fedelissimo di Toti e attuale capo di gabinetto della Regione, e Venanzio Maurici, sindacalista della Cgil ma considerato dai pm referente genovese del clan dei Cammarata del mandamento di Riesi. Indagati anche Maurizio Testa e Arturo Angelo Testa, gemelli siciliani residenti nel Bergamasco, anche loro legati alla criminalità organizzata. 

Interessanti i profili dei due gemelli (che vivono a Boltiere, nel Bergamasco): uno sindacalista Cisl in uno stabilimento Marcegaglia, fu sospeso dal sindacato perché lo fotografarono a Predappio a fare il saluto romano (è stato anche consigliere provinciale di An). L’altro, imprenditore edile, si è accasato in Regione Lombardia ed è molto vicino ad Alessandro Sorte, oggi coordinatore regionale di Forza Italia ma guarda caso in passato un fedelissimo di Toti in Cambiamo della prima ora.

Indagato, ma non arrestato, Stefano Anzalone, oggi consigliere regionale del gruppo misto ma eletto con la lista Toti, verso il quale nelle elezioni del settembre 2020 vennero convogliati almeno, secondo le accuse, 400 voti.

Per tutti loro, tranne che per Anzalone, è contestato oltre che il reato di corruzione elettorale anche l’aggravante del fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa Cosa Nostra. Nell’ambito dello stesso filone d’inchiesta il reato di corruzione elettorale è contestato in concorso anche a Giovanni Toti, per il quale però non è stata chiesta alcuna misura cautelare in relazione a questo delitto. Il voto di scambio si sarebbe profilato in occasione delle elezioni regionali del 20 e 21 settembre 2020: dal centrodestra totiano la promessa di posti di lavoro e il cambio di un alloggio di edilizia popolare per convogliare i voti degli elettori della comunità riesina, almeno 400 preferenze, e comunque dei siciliani in città verso la lista «Cambiamo con Toti Presidente”».

Il reato di corruzione elettorale, con l’aggravante di favoreggiamento alla mafia, viene contestato al sindacalista della Camera del Lavori di Genova Venanzio Maurici in particolare per aver accettato la promessa di un posto di lavoro in favore del compagno convivente della figlia. L’indagine scaturisce da una trasmissione di atti per competenza proveniente dalla procura della Spezia (pm Patrono e Loris) che ha svolto indagini in un procedimento collegato. Gli indizi a carico degli indagati sono stati raccolti nel corso di attività di intercettazione, pedinamento e osservazione, adottate successivamente alla trasmissione degli atti da parte della procura.

Link: https://www.corriere.it/cronache/24_maggio_07/la-mafia-nell-inchiesta-in-liguria-cosi-i-voti-della-comunita-riesina-di-genova-vicina-al-clan-cammarata-aiutavano-i-politici-cd0201b4-f1c1-4012-b94d-73b5d16a5xlk.shtml?refresh_ce