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Sembra incredibile ma sulla gestione di Trenord e del trasporto pubblico ferroviario la Giunta Fontana sta riuscendo a fare peggio di prima.

Come annunciato mesi fa, la Regione ha modificato nei giorni scorsi il contratto di servizio con il gestore del servizio ferroviario regionale, Trenord, cancellando il “bonus”, ovvero la precedente modalità di ristoro dei disservizi subiti dai clienti abituali, i titolari di abbonamento mensile o annuale.

Dal primo di aprile viene applicato il sistema alternativo dell’indennizzo: per i pendolari cambia, in modo sfavorevole, il calcolo dei disservizi e, sempre in modo sfavorevole, anche il metodo di fruizione. Se il bonus veniva assegnato in base a un calcolo che considerava i ritardi oltre i cinque minuti, l’indennizzo considera i ritardi oltre i quindici minuti. Inoltre, mentre l’assegnazione del bonus era fino al mese in corso automatica, ora starà al pendolare informarsi e richiedere, tramite la compilazione di un modulo e una procedura ancora da verificare, il riconoscimento di un voucher a titolo di indennizzo.

C’è una differenza sostanziale, perché utilizzando il criterio dell’indennizzo e applicandolo a quanto accaduto nel corso del 2023, si scopre che a fronte di 179 linee a bonus, solo 73 avrebbero meritato l’indennizzo.

La disastrata MiMoAl, Milano Mortara Alessandria, a bonus da 21 mesi consecutivi con indicatori molto negativi, per fare un esempio, nel 2023 sarebbe stata “promossa” per quattro mesi su dodici. Per Trenord, insomma, il nuovo metodo è economicamente molto vantaggioso, senza considerare che togliendo l’automatismo è indubbio che i richiedenti l’indennizzo saranno meno dei beneficiari del bonus.

Va detto con chiarezza che non è affatto vero che Regione Lombardia sia stata obbligata ad abbandonare il bonus e a passare all’indennizzo, come è stato più volte fatto credere, per ottemperare a una direttiva dell’Autorità di regolazione dei trasporti. L’ART, infatti, impone di istituire l’indennizzo, ma certamente non impedisce di applicare un sistema più favorevole ai viaggiatori.

Con questo nuovo metodo di calcolo, inoltre, sarà impossibile fare il confronto con gli anni precedenti, e spariranno paragoni imbarazzanti con un passato, quello precedente alla gestione dell’amministratore delegato Marco Piuri, voluto da Fontana, in cui pur in condizioni peggiori – treni molto più vecchi e maggior numero di corse – gli indici di puntualità erano superiori e le linee a bonus erano meno. Per dirla con i numeri: le direttrici a bonus nel 2016 erano state 40 e nel 2017 91. Nel 2023, come ricordato sopra, 179.

Eppure, a fronte di dati non encomiabili, Trenord in questo primo anno di legislatura Fontana ottiene dalla Regione moltissimo:

  1. Il corrispettivo annuale per servizio reso cresce da 412.550.000 € a 536.200.000 € (+123.650.000 €, +29,7%);
  2. Le tariffe aumentano in due anni dell’8%; per Trenord significa nei primi nove mesi del 2023, rispetto all’anno precedente, un introito aggiuntivo sulla bigliettazione di 62,4 milioni di euro, su ricavi complessivi di 653,3 milioni di euro: questo dato è dovuto sia all’aumento delle tariffe che all’aumento dei passeggeri rispetto all’anno precedente, ancora caratterizzato dalla coda della pandemia;
  3. Il nuovo sistema degli indennizzi abbatterà in modo sostanziale l’ammontare dei ristori ai pendolari: se nel 2023, in base a una nostra stima, e pensando ad un anno simile, il 2019, si attestano sicuramente sopra i 5 milioni di euro, con il sistema degli indennizzi l’ammontare sarebbe stato intorno ai due milioni a patto che, e la cosa è oggettivamente improbabile, tutti gli aventi diritto ne avessero fatto richiesta.

Per Trenord, grazie alla Regione, c’è quindi un triplo vantaggio. E per i pendolari?

Servizio peggiore, meno affidabile e con più ritardi, tariffe aumentate e meno rimborsi dei disagi subiti.

Ma non è tutto. La cifra risparmiata con l’eliminazione dei bonus, circa 2 milioni di euro, è stata destinata al finanziamento della gratuità dei viaggi delle forze dell’ordine e chiamata Protocollo sicurezza.

È chiaro che garantire la gratuità delle forze dell’ordine è più che giusto, ma quello che non è accettabile è che la Regione la faccia pagare ai già quotidianamente vessati pendolari.