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In questi mesi lo avevano denunciato in molti. Tra cui, attraverso un’opera meritoria, l’associazione Naga  (e ancora prima  la rete No CPR).

Le condizioni interne al CPR di via Corelli, oggetto di un’inchiesta pesantissima della magistratura e di perquisizioni della Guardia di Finanza, sono terrificanti.

L’inchiesta riguarda più aspetti, anche di carattere amministrativo  e gestionale.  Per chiudere il CPR , tuttavia, non bisogna attendere l’esito dell’azione della vicenda giudiziaria.

Basta quello che si sa già.

Siamo di fronte ad un’istituzione immorale, un carcere peggiore di un carcere, nel quale vivono reclusi e assieme persone che devono essere rimpatriate e persone che non lo saranno mai (e lo ripeto da anni come ha affermato anche una mozione del consiglio comunale milanese palesemente ignorata: siamo pure di fronte ad una struttura che potrebbe tornare ad accogliere persone senza casa, senzatetto, altro che CPR!).

Quella struttura, come già avveniva in passato, potrebbe essere nuovamente convertita a luogo per accogliere e aiutare chi non ha un tetto. Mi riferisco alla necessità di far diventare via Corelli uno spazio per cittadini, italiani e stranieri, senza dimora. Ha tutte le caratteristiche per svolgere nel migliore dei modi questa funzione.

La mia intervista su Repubblica