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Scrivo da Lampedusa qualche riflessione.
(È un post lungo, con un po’ di idee e molta rabbia)
Quel che sta accadendo in questi giorni, le 108 imbarcazioni di fortuna giunte in poche ore sull’isola, le migliaia di persone ammassate in un posto, l’hub di Lampedusa, nato per ospitarne poche centinaia, ecco tutto questo è l’ennesima pagina del fallimento complessivo, atroce e generalizzato delle politiche migratorie.
Un fallimento che affonda ovviamente le radici nella complessità del tema e sorrido amaramente quando sento dire, da destra e talvolta perfino anche da sinistra, che le soluzioni siano “semplicissime”, perché è il contrario: sono assolutamente complesse, specialmente nella loro attuazione.
Il cambiamento di cui c’è bisogno investe livelli istituzionali e attori tra loro molto differenti.
Ovviamente c’è un aspetto gigantesco che riguarda le ragioni per cui milioni di uomini (o meglio di donne, uomini, bambine, bambini, ragazze e ragazzi: vita vera, non numeri) si spostano.
Le politiche di Cooperazione allo sviluppo proseguono in modo spesso sconnesso e offrire alternative alla migrazione, specie nel tempo della crisi climatica, non è affatto facile, ma è sempre più straordinariamente indispensabile. La destra italiana in tutto questo fa il pieno di ipocrisia: propone un ridicolo “piano Mattei” per poterlo urlare in TV e poi vota contro al Parlamento Europeo a tutto ciò che riguarda, per l’appunto, Cooperazione e sostegno allo sviluppo.
Poi c’è una questione assolutamente europea e nostrana, che non riguarda solo la “destra”, la cui narrazione tossica fatta di mistificazione e bugie, ha comunque condizionato molti.
Ci vogliono nuove “regole”, il superamento di “Dublino” (cioè degli accordi che buttano sulle spalle dei Paesi di primo approdo una responsabilità enorme) e soprattutto CANALI D’INGRESSO LEGALI.
Ciò investe sia le scelte della UE, sia le scelte nazionali.
Perché quei barconi – o meglio, oggi, quei “barchini” che spesso sono dei fogli di metallo ripiegati, potenzialmente delle macabre bare galleggianti – rappresentano la peggiore sconfitta di qualsiasi istituzione.
Come hanno ricordato a più riprese non solo i pericolosi estremisti delle ONG (o della “sinistra”) ma il Presidente Mattarella e Papa Francesco, servono, per l’appunto, canali d’ingresso legali, regolari.
Cioè strumenti attraverso cui buona parte di quelle persone possano “arrivare” legalmente con un permesso temporaneo o un visto in tasca riguardante la ricerca del lavoro e la volontà di integrazione. Salendo quindi su un aereo o una nave, come tutti. Come “noi”? Esatto come (sig) “noi”. “Pagandoselo”? Ovviamente, e spenderebbero meno di quanto consegnano nelle mani insanguinate dei trafficanti di uomini, rispetto a cui l’azione repressiva è assolutamente salutare.
La proposta dei permessi temporanei non solo non è nuova ma era contenuta anni fa nella campagna, poi trasformatasi in Disegno di Legge, “Ero straniero”. Proposta, va ricordato, palesemente ignorata pure dal centrosinistra di allora.
Va dunque in questa direzione il “Patto” per l’immigrazione a cui si sta da tempo lavorando proprio in sede europea?
Purtroppo no, non a sufficienza.
Nonostante qualche miglioramento significativo ottenuto da una parte del Parlamento europeo (leggete quel che spesso racconta il mio grande amico e lampedusano Pietro Bartolo), miglioramento poi in gran parte peraltro ridimensionato, il “Patto” rischia di configurarsi come una clamorosa occasione persa, ancora tutto ripiegato su come “esternalizzare le frontiere” (cioè su quanto e come concentrare le persone fuori dall’Europa, con l’illusione pericolosa che ha portato al dramma dei campi libici o al fallimento palese degli accordi con la Tunisia di potersela cavare così).
In sintesi quel che serve è un investimento enorme verso l’immigrazione legale, questione che riguarda da vicino anche le nostre dirette responsabilità nazionali, poiché si tratta di un obiettivo effettivamente raggiungibile in Italia solo e soltanto attraverso il superamento della Legge Bossi-Fini che, per farla breve, condanna tutti coloro che non hanno un contratto di lavoro in tasca (cioè praticamente tutti) ad arrivare illegalmente, costringendoli a fare richiesta d’asilo, una richiesta che per tanti di quelli che la presentano è assolutamente impropria e che viene inevitabilmente rigettata al termine di mesi d’attesa.
(Sul valore dell’immigrazione legale intervengono spesso altri pericolosi estremisti: dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori a quello di Bologna Matteo Lepore).
Contestualmente e subito andrebbero potenziati i corridoi umanitari per chi arriva da contesti di guerra (il caso degli afghani è clamoroso: tanta retorica occidentale e poi ne incontri ancora sulla rotta balcanica o perfino nei porti, dopo che son scesi dalle barche).
Dunque siamo di fronte, sul medio periodo, a scelte da compiere in Italia e in Europa molto molto differenti dal segno delle politiche attuali.
In questo quadro il comportamento del governo Meloni, che non ricerca a sufficienza la cooperazione tra gli Stati e va spesso a braccetto con Orban (fierissimo avversario di ogni logica di redistribuzione dell’accoglienza), é il contrario di quel che serve.
Anche se, credo si debba aggiungere per rigore e verità, l’Europa spessissimo si è mostrata impacciata, incerta, contraddittoria poichè segnata dagli interessi di singole nazioni.
Tornando alle scelte da assumere, c’è poi un enorme tema d’urgenza.
In attesa di cambiare le regole si devono salvare le persone ed evitare di far sì che alcuni luoghi (innanzitutto Lampedusa) continuino a essere gli hub d’Europa.
Per questo serve una missione di soccorso internazionale, una grande Mare Nostrum europea per salvare in mare le persone e cominciare direttamente da lì la gestione della “redistribuzione”.
Le alternative sono il Mediterraneo colmo di cadaveri, di cui non permettiamo nemmeno il lusso dell’identificazione come denuncia Cristina Cattaneo, e i sacrifici continui richiesti alla comunità lampedusana, la cui tempra “solidale” straordinaria non giustifica in alcun modo quel che si ripete periodicamente.
Non solo.
Cosa oggi non funziona minimamente nel nostro Paese? Il sistema d’accoglienza. O meglio quel che ne rimane: Salvini prima e Meloni poi lo hanno scientificamente smantellato.
Non è stato un “errore”. È stato un obiettivo perseguito con tenacia. Un delitto perfetto. L’idea della destra è infatti semplicissima: faccio uscire le persone dal circuito dell’accoglienza così aumento, specie nelle grandi città, le persone per strada e il conseguente rancore da cavalcare poi elettoralisticamente.
Non date, non diamo, alla destra degli “incapaci”. Cioè, a volte lo sono pure ma assolutamente in questo caso proprio no.
La destra non vuole governare l’immigrazione poichè vuole che lo spettro dello straniero sia sempre presente.
Così, però, si alimenta anche il disastro di questi giorni a Lampedusa, perché l’assenza di un vero e celere piano nazionale d’accoglienza (e quindi di smistamento sul territorio) in presenza di un alto numero di arrivi fa da “tappo”.
In Italia quindi va fatto quello che l’Italia periodicamente chiede in Europa: tutto il territorio deve gestire una piccola parte di questa grande responsabilità, quella di accogliere.
Per concludere.
Immediata missione europea di soccorso, cambiamento in Europa delle regole e redistribuzione, canali d’accesso legali, corridoi umanitari, accoglienza diffusa, sostegno ai Comuni, piano nazionale per l’integrazione (un altro enorme oggetto rimosso) e quindi la formazione, la formazione professionale, l’inserimento nel mercato del lavoro, progetti mirati per i minori non accompagnati (anche in questo caso non lasciando soli i Comuni): le cose da fare sono tantissime.
Di questo, come Partito Democratico, ci stiamo occupando e ci occuperemo sapendo che il tempo è poco e il sentiero stretto. Ma sapendo che chi non ci prova e si gira dall’altra parte è complice.
Complice della disumanizzazione e dell’esasperazione dei conflitti.
Specie nei quartieri e nei contesti più popolari.