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Domani sarò convintamente a Roma, al fianco della Rete italiana Pace e Disarmo e di più di 400 organizzazioni della società civile e dell’attivismo nonviolento, per chiedere che l’ONU apra un negoziato decisivo per la fine dell’aggressione russa contro l’Ucraina. Come ha detto Papa Francesco: “tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza, ma concordate, giuste e stabili”. Da subito ho sostenuto ogni sforzo concreto per accogliere e aiutare gli ucraini aggrediti, e a Kiev qualche settimana fa ho portato la mia solidarietà con la resistenza ucraina. L’Europa può fare molto (qui il nostro appello come eurodeputati).Sono convinto che dobbiamo esprimere il massimo del sostegno agli strumenti diplomatici, come hanno ricordato in questi giorni il Presidente Macron e il Presidente Mattarella. A pagare per le guerre sono sempre i più deboli, a vantaggio di chi prospera sulla vendita di armi e di chi alimenta tensioni e follie come quella di Putin (in Italia qualche sostenitore lo abbiamo pure nel nuovo governo). Non cedere al ricatto di Putin significa anche questo: trovare strade diverse dalla forza per proteggere l’Ucraina, perché il prolungarsi delle operazioni militari fa crescere il prezzo pagato dai civili, e perché Putin conta su una escalation che potrebbe costituire una minaccia nucleare per il pianeta. Spero davvero che saremo tantissimi, ci vediamo lì.