Skip to main content

A Bruxelles è stata una settimana di voti importanti. Eccovi una panoramica di quelli che ho più a cuore –– su immigrazione, cambiamenti climatici, AIDS, vaccino, Turchia, Solidarity Corps, Erasmus e cultura e Cina.

Mercoledì abbiamo votato la risoluzione che fornisce raccomandazioni sulla protezione dei diritti umani nel quadro della politica esterna di asilo e migrazione Ue. La risoluzione include un emendamento che avevo proposto durante i lavori in commissione, sul diritto all’identificazione delle persone morte nel tentativo di attraversare il Mediterraneo, e sulla necessità di “stabilire un approccio europeo coordinato al fine di garantire processi di identificazione rapidi ed efficaci e istituire una banca dati delle persone decedute nel loro viaggio verso l’UE e dei loro effetti personali, al fine di fornire informazioni ai loro familiari e parenti e agevolare l’identificazione dei cadaveri”.

È stata inoltre votata una relazione sulla necessità di “nuovi canali per la migrazione legale di manodopera” in cui si ribadisce la necessità di strutturare canali legali per la migrazione e di concentrarsi sulla necessità di garantire diritti e certezza giuridica ai lavoratori a media e bassa retribuzione che oggi sono scoperti.

Purtroppo non è stato approvato per pochissimi voti il rapporto sugli effetti dei cambiamenti climatici sulle popolazioni vulnerabili dei paesi in via di sviluppo. La pandemia COVID-19 ne ha aumentato le vulnerabilità, sia in termini di salute pubblica che per le ripercussioni macro e microeconomiche e sociali. I paesi in via di sviluppo sono i più esposti al riscaldamento globale, e le loro popolazioni, che tendono a vivere di attività basate su risorse naturali, sono le più vulnerabili al cambiamento climatico, soprattutto le donne. Lo spostamento indotto dal clima e la migrazione climatica sono l’ultima risorsa per chi non è in grado di adattarsi alle conseguenze del cambiamento climatico. La relazione chiede il sostegno dell’UE ai paesi partner per adattarsi al cambiamento climatico, mettendo al centro della dimensione esterna del Green Deal i bisogni delle popolazioni più vulnerabili. Qui il mio intervento.

Ancora una volta arriva dal Parlamento Europeo una critica durissima alla Turchia di Erdogan. Il ritiro dalla Convenzione di Istanbul, il tentativo di mettere fuori legge una importante forza democratica come HDP, operazioni sistematiche per mettere a tacere le principali fonti di dissenso interno, sono tutti elementi che ci dicono che lo stato di diritto e il rispetto dei diritti umani e civili sta subendo colpi terribili e incompatibili coi nostri valori. Altrettanto pericoloso è il protagonismo aggressivo che la Turchia sta avendo nel Mediterraneo, sfruttando un clamoroso vuoto lasciato dall’UE. La Turchia è tra i protagonisti dello scenario libico e siriano e rischia di diventare oggi interlocutore principale di quel popolo palestinese che i nostri silenzi stanno lasciando solo. Rimaniamo, oggi più che mai, vicini alla società civile e all’opposizione turca, ma fermi e intransigenti nei confronti di Erdogan. Qui il mio intervento in plenaria.

Abbiamo approvato anche una risoluzione sulla necessità di rafforzare gli strumenti di contrasto all’AIDS (malattia scomparsa dalle agende, ma non dalla realtà) e alle profonde disuguaglianze e discriminazioni che questa porta con sé insieme alla mancanza di una piena accessibilità di quelle cure che sono, ancora oggi, troppo spesso bloccate dal prevalere di logiche di profitto. Un messaggio forte e importante in vista della prossima Assemblea Generale delle Nazioni Unite che affronterà il tema. Da sottolineare poi una notizia importante: all’interno di questa risoluzione è stato approvato un emendamento a sostegno della proposta di moratoria sui brevetti sui vaccini Covid. È il segnale che sta maturando una buona consapevolezza sulla necessità di far prevalere l’interesse generale e rendere veramente il vaccino bene comune universale. Stiamo chiedendo da tempo che il Parlamento si esprima su questo e speriamo di ottenere una risoluzione specifica nella prossima plenaria che solleciti l’UE a cambiare la sua posizione in sede WTO. Qui il mio intervento in aula.

Siamo riusciti ad approvare il rinnovo del Corpo Europeo di Solidarietà per il periodo 21/27. Si tratta di un programma importante per il settore non-profit e per i giovani europei dai 18 ai 30 anni, che ha funzionato molto bene fin dal suo lancio nel 2016. Da quest’anno avrà anche una componente dedicata al volontariato nel settore aiuti umanitari alla quale potranno accedere anche persone fino ai 35 anni, con una definizione rafforzata di “giovani con meno opportunità” che include persone con un background migratorio. Soprattutto in questo periodo di crisi, è un segnale rilevante da parte dell’Europa, che mettendo al centro la solidarietà pone un tassello importante verso la costruzione della cittadinanza europea. Abbiamo approvato anche il programma Europa Creativa per i settori culturali, creativi e audiovisivi, alzando il budget dalla proposta iniziale di 1,8 miliardi a 2,2 miliardi e dandogli un respiro più internazionale. Il programma finanzia soprattutto progetti di cooperazione transfrontaliera, ma anche iniziative come le Capitali europee della cultura, e ora avrà anche attività per sostenere il giornalismo di qualità e il monitoraggio indipendente dei rischi per la libertà e il pluralismo dei media. Infine, abbiamo raddoppiato il budget per il programma Erasmus, lo strumento che permette a milioni di giovani europei di studiare, formarsi o imparare all’estero. Qui il mio intervento in plenaria su European Solidarity Corps.

Infine, il Parlamento Europeo ha attivato una dura risposta alle controsanzioni della Cina dirette a eurodeputati, deputati nazionali e persino la sotto-commissione diritti umani. Abbiamo denunciato come inaccettabili le sanzioni contro la politica europea e soprattutto contro il suo impegno in difesa dei diritti umani. Questa non è però una semplice presa di posizione di principio, ma deve avere effetti cogenti, abbiamo infatti deciso di congelare la ratifica di un accordo di investimento Ue-Cina fino a quando Pechino non revocherà le sanzioni ai politici dell’Ue.