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Il numero di interruzioni di gravidanza in Lombardia è stabile.

Se la media regionale dell’obiezione si avvicina al 50%, ci sono ancora un quarto degli ospedali con l’obiezione al 70%. La Ru486, cioè l’interruzione farmacologica, è utilizzata molto meno che in altre regioni virtuose. La Regione ignora i consultori. È poi necessario alzare la guardia sugli accessi alle Ivg delle donne con cittadinanza non italiana.

Questa è la sintesi di quanto emerge dalla nuova indagine sull’applicazione della legge 194 in Lombardia, portata avanti, ormai da più di un decennio, dal Gruppo regionale del Pd, e negli ultimi sette anni dalla consigliera Paola Bocci.

È surreale che questi numeri, la loro rielaborazione, il quadro che si riesce così a tratteggiare debba farlo un gruppo di minoranza. A noi può far gioco, politicamente, ma è una sorta di attività non governativa, e questo perché la destra lombarda è oscurantista e continua ad avere paura della 194. Quindi, una realtà che dovrebbe essere fruibile, pubblica, viene tenuta nascosta da chi governa la regione. E con la sua gestione politica ne condiziona l’applicazione. Come altrettanto silenziata è l’educazione alla sessualità che, invece, noi crediamo si debba portare avanti per le ragazze e i ragazzi che vivono in Lombardia e non solo.

 

“La nostra indagine diventa ancora più importante nel momento in cui abbiamo open data nazionali datati, risalenti al 2022, e disaggregati solo per regioni. Il lavoro che facciamo dovrebbe essere in carico alla Regione con un Osservatorio regionale che renda pubblici i dati dell’anno precedente, in breve tempo. Solo così da una parte le donne avrebbero informazioni trasparenti e dall’altra si potrebbe intervenire per introdurre correttivi, garantendo ovunque l’accesso al servizio”, ha aggiunto Paola Bocci.

“Con la raccolta di dati puntuali, su province e strutture, siamo riusciti a evidenziare e segnalare che permangono disomogeneità sia sull’obiezione di coscienza, sia sull’utilizzo della farmacologica, la Ru486, sempre più bassa che in altre regioni virtuose. Serve una direttiva regionale che imponga ai presidi che siano erogate Ivg con entrambe i metodi, affinché le donne possano davvero scegliere. Contemporaneamente, serve che sia riconosciuta in questo processo centralità ai consultori pubblici che devono essere in maggior numero e potenziati, non limitati alla produzione di certificazioni, per poter erogare anche loro la farmacologica, come già da anni avviene in Emilia-Romagna e dove, dal 2025, la Giunta regionale ha deliberato un protocollo”, ha spiegato la consigliera Pd.

“Un dato importante, mai ancora quantificato ed esplorato da quest’anno, emerge poi dalla nuova indagine. Le donne con cittadinanza non italiana, che ricorrono all’interruzione volontaria di gravidanza meno delle italiane, in numeri assoluti, hanno un’incidenza di Ivg molto alta se rapportiamo questi numeri alla loro popolazione di riferimento, cioè tutte le donne senza cittadinanza. E questo ci fa pensare che siano anche molto sole: è necessario che vengano informate, accompagnate, supportate con un occhio anche alla provenienza, alla lingua, alla comprensione dell’italiano, alla cultura familiare. In questo i consultori possono essere un punto di riferimento. Servono informazioni in diverse lingue nei luoghi dove possono essere intercettate e progetti ad hoc per loro su prevenzione e contraccezione, in collaborazione tra consultori e associazioni. Ma una campagna informativa è necessaria anche per le più giovani, per cui riteniamo fondamentale investire sull’educazione sessuale nelle scuole”, conclude Bocci.

 

I NUMERI

La situazione generale in Lombardia

Le strutture ospedaliere che offrono la prestazione di Ivg sono 45. Erano 50 nel 2022 e nel 2023. Sono diminuite per ristrutturazione, riorganizzazione, chiusure punti nascita.

Le interruzioni di gravidanza totali sono 11.280, di cui dopo la 12esima settimana, considerati aborti terapeutici, sono 765.

Per quanto riguarda la Ru486, considerando le Ivg entro la 12esima settimana, la media regionale del metodo farmacologico è complessivamente del 57%, in lieve aumento rispetto al 2023 (da 5.489 a 5.972).

Le strutture che non offrono nessun tipo di Ivg dal 2024 sono l’ospedale Sacco di Milano e i presidi di Rho, Cernusco sul Naviglio, Piario, in provincia di Bergamo, e Stradella, in provincia di Pavia.

Inoltre, 6 strutture offrono solo la prestazione chirurgica: Legnano e Magenta (Mi), Chiari (Bs), Cantù (Co), Asola (Mn), Busto Arsizio (Va).

 

L’utilizzo della Ru486

Vi sono differenze sensibili nell’utilizzo, tra province: Lodi al 74% è la provincia con la percentuale più alta; sotto il 50% sono Milano Metropolitana, che aveva il primato del minor utilizzo, Monza e Brianza, Como.

Le province che hanno raddoppiato la farmacologica sono: Sondrio, Como, Monza e Brianza.

 

L’obiezione di coscienza

Diminuisce a livello complessivo: la media regionale è intorno al 50%.

In due provincie, Sondrio e Bergamo, è sopra il 65%, a Lodi c’è il dato più basso con il 29%.

Per quanto riguarda gli ospedali, solo la metà delle strutture ha obiezione uguale o inferiore al 50%, mentre un quarto dei presidi ospedalieri superano il 70% di obiezione, con Tradate (Va), Voghera (Pv), Chiari e Gavardo (Bs), Merate (MB) oltre l’80%. A Sesto S. Giovanni vi è l’obiezione più bassa con l’11%. Seguono, San Carlo di Milano, Crema e Lodi sotto il 30%.

Il 100% di obiezione è all’ospedale Oglio Po (Cr), Gardone (Bs), Saronno (Va), Iseo (Bs), Asola (Mn) anche se in questo ospedale la Ivg è erogata da ginecologi di Mantova.

Nel 2024 i ginecologi obiettori sono stati 387, quelli non obiettori 391.

 

Chi sono le donne che si rivolgono al servizio

Le interruzioni di gravidanza effettuate da minorenni in Lombardia, nel 2024, sono state circa il 4% del totale. La fascia d’età tra i 18 e i 25 rappresenta il 21% del totale delle Ivg. La fascia d’età tra i 25 e i 40 anni si conferma quella che ha effettuato percentualmente più Ivg, con oltre il 65%.

Su 11.280 Ivg e Itg 4.309 sono di donne con cittadinanza straniera, in maggioranza provenienti da Europa dell’Est, America centro-sud, Africa, Asia. Come per le donne italiane, l’età anagrafica più frequente è tra i 25 e i 40 anni.

In Lombardia, tra i 15 e i 49 anni le donne con cittadinanza straniera che hanno effettuato l’Ivg sono il 38,2% del totale.

L’incidenza degli interventi Ivg effettuati dalle donne con cittadinanza straniera rapportata alla popolazione femminile straniera fertile residente (15/49 anni) è decisamente più alta di quella delle donne italiane della stessa fascia.

L’80% delle donne che hanno effettuato interruzioni di gravidanza nel 2024 non hanno effettuato altre interruzioni in precedenza. La stragrande maggioranza del restante 20% ha effettuato una sola Ivg precedente.

Il tasso di recidive è maggiore nella popolazione straniera.

 

Gli Itg, gli aborti terapeutici

Su 11.280 interruzioni di gravidanza 765 sono avvenute oltre la 12esima settimana. Sono soprattutto interruzioni dovute a diagnosi prenatali sfavorevoli o patologie della donna. I presidi ospedalieri che hanno una maggiore incidenza sono il Policlinico Mangiagalli, il Buzzi e gli Spedali Civili di Brescia, ospedali che storicamente hanno più esperienza nell’accompagnamento e più competenza tecnica in questo tipo di interventi.

 

Lo Iud, il contraccettivo post Ivg

All’offerta di un colloquio informativo sulla contraccezione a tutte le donne che hanno effettuato un aborto volontario, non corrisponde poi una effettiva adozione di un contraccettivo a lunga durata. C’è bassa partecipazione ai colloqui, tra il 30 e il 50%, e disomogeneità nell’offerta gratuita dei dispositivi. Le criticità maggiori nell’offerta sono nelle aree interne, come Valtellina e Valcamonica, e nell’adesione in Franciacorta e a Cremona.

 

Le pillole del giorno dopo

La pillola del giorno dopo, farmaco contraccettivo di emergenza, ha avuto un volume di vendite nel 2024 pari a circa 122mila unità, in particolare nella Città metropolitana di Milano, di cui Ellaone circa 89.500 e Norlevo 32.300.

 

Il ruolo dei consultori

In Lombardia un solo consultorio, quello di via Pace, a Milano, eroga Ivg farmacologica, mentre da anni, in Emilia-Romagna, su 36 presidi che offrono la Ru486 8 sono consultori. Le certificazioni prodotte dai consultori lombardi nel 2024 sono circa il 50%, decisamente inferiori alle medie di altre regioni, come Emilia-Romagna, Toscana, Piemonte, Liguria.

 

FOTO

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Pierfrancesco Majorino