Sull’immigrazione in Italia e in Europa bisogna cambiare tutto.
È infatti inutile girarci attorno. Sia sul piano delle scelte politiche di fondo che su quello della narrazione, della percezione, della qualità del dibattito e del “sentito dire” si è di fronte ad un bisogno evidente, ineluttabile, di trasformazione radicale. Questo, dicevo, è un tema innanzitutto europeo. Perché è evidente a chiunque voglia ragionare nel merito che si è di fronte ad un gigantesco fallimento delle politiche dell’Unione. Le regole derivanti dai cosiddetti “accordi di Dublino” rappresentano la formalizzazione di quel che sto affermando. Del resto negli anni si è imposta una logica secondo la quale chi arriva nel Paese di primo ingresso deve fare richiesta d’asilo su quel territorio senza che ciò valga anche “in” e “per” altre nazioni e a ciò si è accompagnata la gestione della “redistribuzione” della responsabilità dell’accoglienza su scala episodica e volontaria. E, ancora più gravemente, non esistendo vie d’ingresso legali e sicure per chi arriva in Europa i flussi si sono orientati, in modo del tutto “irregolare” lungo rotte di mare e di terra cresciute nella totale illegalità. Ecco perché da mesi, anche a fronte delle scelte ostinatamente sbagliate realizzate sempre in sede europea (come quelle riguardanti il Patto immigrazione e asilo di recente approvazione), diciamo che ci vorrebbero ben altre strade: quelle, per l’appunto, costituite da canali d’ingresso legali e sicuri che alla radice si ponessero come un’alternativa istituzionalizzata (e perfino più controllabile!) rispetto alla logica perversa dei “barconi”. Non solo. Con la stessa filosofia affermiamo che è indispensabile arrivare all’istituzione di una “Mare nostrum europea” per salvare le vite. Tutto qui? Assolutamente no. Esiste infatti un’altra faccia della medaglia, quella connessa alle scelte italiane riguardanti la legislazione italiana. E il primo passo da compiere è costituito esattamente dal superamento della “Bossi Fini” ovvero dal superamento del complesso di regole che (nella cornice di ipocrisie europee a cui facevo riferimento) ha visto il consolidarsi di una gestione emergenziale della vicenda migratoria.